Cos’è la psicoterapia Interazionista?
Quello che contraddistingue la psicoterapia interazionista dalle altre scuole di pensiero della psicoterapia è il non-utilizzo delle etichette diagnostiche in quanto si slega dal modello medico, appropriandosi invece dei modelli conoscitivi ed operativi di matrice costruttivista e costruzionista.
Le sue prassi di intervento sono centrate sulle costruzioni di senso e significato e sui processi attivi che possono generare configurazioni di realtà differenti da quelle percepite come disfunzionali.
La psicoterapia interazionista parte dal presupposto che ogni osservazione sul mondo è sempre condotta da un punto di vista, più precisamente da un punto di vista influenzato dalla propria soggettività ed esperienza attraverso le quali si guarda il mondo. Quindi, non si può considerare che esista una realtà unica e imprescindibile per tutti, ma una realtà che si genera continuamente sulla base dei diversi punti dai quali si osserva la realtà. La conseguenza di questa osservazione è che lo stesso evento vissuto da diverse persone suscita diverse percezioni e diversi effetti.
La terapia interazionista sposta il focus da un rilevamento “oggettivo” di un “disturbo psicologico” ai processi personali con i quali viene costruito e mantenuto.
Data l’impossibilità di stabilire una corrispondenza speculare tra “fatti” e “verità” la psicoterapia interazionista crea e fornisce strumenti generativi di possibilità e non risposte definitive, intervenendo sulle modalità disfunzionali del pensiero e non sulla ricerca delle cause che hanno portato al blocco della fluidità dell’esperienza.
Di conseguenza non intende il “disturbo psicologico” come qualcosa che nasce nella testa delle persone, ma piuttosto come espressione di un disagio generato nelle interazioni, nelle relazioni e nei processi di attribuzione di senso e significato che l’individuo svolge.